Investimenti pericolosi e responsabilità delle banche nelle perdite

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Investimenti pericolosi e responsabilità delle banche nelle perdite

Per comprendere al meglio la tematica di oggi, dobbiamo mettere insieme tre tasselli.

Il primo è composto da Anna e Giovanni, una giovane coppia con due figli. Lei lavora in un ufficio del Comune in cui risiedono, lui, per una piccola azienda che opera in tutto il mondo è che è famosa nel territorio.

Il secondo tassello è Daniela, una professionista di circa quarant’anni, sempre curata, con un tono pacato, ma molto determinato. È una promotrice finanziaria e molti, nel circondario, le hanno nel tempo affidato i loro risparmi.

Il terzo tassello ce lo da direttamente Jonh C. Hull che ci racconta che negli strumenti finanziari i costi di immagazzinamento delle merci possono essere considerati alla stregua di un dividend yield negativo.

Se noi operiamo su uno strumento finanziario che ha come sottostante la compravendita di merci reali (grano, mais, petrolio, oro) se quella merce deve essere stoccata da qualche parte, cioè deve essere messa in un magazzino, quei costi di immagazzinamento sottrarranno del valore al all’investimento stesso.

Anna e Giovanni si fidano di Daniela, ma ora sono molto agitati e preoccupati per gli eventi accaduti dalla fine di febbraio. Daniela aveva indirizzato una parte degli investimenti su una serie di strumenti finanziari collegati al petrolio. Durante le settimane iniziali di marzo ha avvisato Anna e Giovanni che era ora di disinvestire immediatamente tutto quanto perché c’era un effetto super contango che avrebbe portato dei grandissimi rischi.

Anna è Giovanni non sanno cosa sia un effetto super contango.

Cerchiamo di spiegarlo: il super contango che si è formato a inizio marzo nel mercato mondiale del petrolio è un fenomeno rarissimo. In soldoni è collegato a quello che abbiamo detto prima, vale a dire all’immagazzinamento delle merci. Il prezzo del petrolio durante il periodo fine febbraio-inizio marzo, a causa quindi del lockdown, era sceso enormemente poiché era venuta meno la richiesta da parte dei consumatori.

A quel punto il costo di immagazzinamento del petrolio ha iniziato a superare il valore del petrolio stesso. Ciò ha spinto le quotazioni del bene che si trovava in quel momento ad avere un costo di gestione superiore al suo valore, ad un valore pari a zero o addirittura negativo. Questo perché i grandi detentori della materia prima erano disposti a disfarsene pur di non pagare i costi di immagazzinamento.

È in quel momento che Daniela dice ad Anna e Giovanni di disfarsi di tutti gli investimenti. Loro seguono il consiglio, ma al momento della vendita scoprono che la maggior parte del patrimonio investito si è azzerato.

Il fulcro di questa dinamica è comprendere quale sia la responsabilità di chi ci ha consigliato, di chi ci ha indirizzato in un momento in cui il patrimonio invece che incrementare si azzera, lasciando quindi gli investitori senza tutele.

Un promotore, un consulente o un funzionario di banca dirà sempre che il cliente era correttamente informato, ma una responsabilità in capo all’istituto c’è sempre.

C’è:

  1. se la banca ha concentrato l’attenzione esclusivamente sui rendimenti teorici degli investimenti in maniera tale da agganciare il desiderio di profitto del cliente, ma sottostimando tutto il resto;
  2. se la banca ha tentato di far sottostimare i rischi dell’operazione o non ha permesso che il cliente avesse gli strumenti per effettuare una valutazione realistica dei costi impliciti dell’operazione
  3. se è chiaro che l’unico vero vantaggio è, in ultimo, in capo alla banca che riceve altissime remunerazioni dai prodotti collocati. Prodotti che, spesso e volentieri, producono altissimi costi a carico del cliente.

 

La traiettoria di analisi dei desideri del cliente, come nel caso raccontato, e delle informazioni detenute dalla banca è la traiettoria principale per identificare correttamente la responsabilità della banca che deve aver agito in base a delle indicazioni precise senza scollamento da quello che aveva chiesto il cliente.

Ora come sempre, alcuni consigli pratici.

Sia nel caso in cui il portafoglio stia crescendo benissimo e si temano conseguenze negative, sia nel caso in cui, ahimè, si siano verificate perdite di denaro, bisogna sempre chiedere alla banca quale sia il nostro profilo di rischio.

È necessario ottenere spiegazioni dal proprio promotore relativamente alla costruzione del profilo di rischio e ai motivi per cui la banca ci definisca tali e chiedere di spiegare perché gli strumenti che propone sono corretti e coerenti con la classe di rischio a cui si appartiene.

Ovviamente bisogna chiedere che di ogni prodotto venga spiegato qual è il rischio massimo, quale probabilità ha di verificarsi e quali costi ci sono all’interno. Solo così, anche di fronte un profilo di rischio corretto, potrete capire in che situazione di rischio globale si collochi l’investimento.

Queste procedure possono essere adottate nel momento in cui si debbano verificare investimenti fatti in passato o per valutare investimenti futuri, o anche nell’ipotesi in cui ciò che viene comunicato dal promotore finanziario non convinca completamente.