Alleeerta! Alleeerta! Il regime sta tornando!

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Alleeerta! Alleeerta! Il regime sta tornando!

Come un regime (finanziario) può cambiare le cose e far vincere le cause.

“Ma davvero la Cassazione sta per decidere se nei contratti bancari l’informazione del regime è così importante? Il regime??!?”. È questa la domanda che ci viene fatta ripetutamente in questo periodo, un po’ come i bambini in viaggio “siamo arrivati??!? Siamo arrivati??!? Siamo arrivati??!?  ”.

Facciamo un po’ di chiarezza andando dritti al punto siccome l’argomento è molto grande ed ingarbugliato (per chi volesse prendere una strada un po’ più lunga abbiamo messo un paio di appendici tecniche lungo il testo).

Qui oggi cercheremo di chiarire del perché se ne parla.

In molti contratti bancari il regime non è dichiarato anche se è un elemento essenziale dell’accordo banca | cliente.

Con contratti bancari intendiamo tutte le tipologie: finanziamenti, mutui ipotecari, carte di credito, leasing, conti correnti.

Con il regime infatti si va a definire sia quanti interessi verranno prodotti nel tempo sia quando verranno generati; esso completa il quadro delle regole del gioco incrociando tutti gli altri elementi essenziali:

  • Il debito, cioè la somma che ci dà la banca
  • Il tempo, ossia il periodo nel quale il debitore può restituire le somme alla banca
  • Il tasso di interesse, quindi “la velocità” con cui cresce il debito
  • Il regime, ossia le regole matematiche che permettono di calcolare gli interessi nel tempo al tempo concordato

Insomma, stabilito il denaro che una parte presta all’altra, il tasso a cui far crescere l’importo ed in che tempo ciò accadrà, è necessario capire quanti interessi (soldi!!) restituirà il debitore.

Ed è qui che entra in gioco il regime.

Facciamo un esempio così ci chiariamo meglio.

Marco si è fatto prestare 1.000 euro dalla banca per comprare un elettrodomestico nuovo: si accorda che restituirà la somma in 12 mesi con rate mensili ed a un tasso del 10%.

Se vogliamo sapere quanti interessi dovrà alla banca ci sono un sacco di risultati alternativi, tutti, potenzialmente giusti:

  • 12 rate da € 87,92 in regime composto
  • 12 rate da € 87,65 in regime semplice in capitalizzazione finale
  • 12 rate da € 87,75 in regime semplice in capitalizzazione iniziale
  • 12 rate da € 87,78 in regime semplice in capitalizzazione finale in aderenza all’articolo 1282 c.c. (su questo ci torneremo un’altra volta)

Vedi qui l’appendice “regime semplice e composto: una pillola per iniziare a capire le differenze”.

Come potete vedere si possono generare ben quattro piani di pagamento alternativi: tutti con i dati dell’accordo – importo, durata e tasso – ma con quattro risultati differenti.

Questo è causato dall’accordo matematico che governa i calcoli ossia il regime! Siccome i regimi matematici sono plurimi un contratto che non chiarisca quale usare produce diverse quantità di interessi da pagare (ed oggi tralasciamo tutti i problemi che si formano in caso di tassi variabili ed estinzioni anticipate dei debiti! Lì le cose sono ancora più complicate!).

Ecco perché se un contratto di credito non definisce pienamente il regime di calcolo quel contratto non è chiaro e non è determinato.

La Corte di Cassazione dovrà pronunciarsi a breve proprio su questo spinoso tema: l’assenza nei contratti del regime finanziario crea diverse contraddizioni logiche e giuridiche. Tutte a discapito dei debitori.

Ecco perché se il regime non è pattuito si parla di rimborso di interessi ai clienti: quando un contratto è indeterminato o opaco un tribunale può ridurre il suo costo sulla base dei tassi legali imposti dallo Stato (che sono solitamente più bassi dei tassi bancari).

Quindi se dovete discutere con una banca, se dovete difendervi da decreto ingiuntivo o da precetto, se dovete chiedere dei soldi indietro ad un istituto è bene avere le idee chiare anche sulla pattuizione del regime nel contratto.

Se non vi sentite sicuri nel farlo chiedeteci una mano, mandate il contratto a info@outliersitalia.it

Noi siamo qui per voi.

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